Dragaggio dei fiumi: perché non sempre è necessario?
Dopo l’alluvione in Toscana, così come dopo ogni grande evento meteo, si alza l’attenzione sui temi della gestione dei fiumi e della difesa del suolo: MedioValdarno.it ha proposto una riflessione per spiegare ed approfondire l'argomento onde evitare le inutili, sterili e spesso false polemiche. Riportiamo di seguito un articolo con l’approfondimento sulla ricorrente questione del dragaggio dei fiumi spiegata dalla Società Italiana di Geologia Ambientale:
Alluvioni e dragaggio fiumi. Società Italiana Geologia Ambientale: “Attenzione: asportare sedimenti dall’alveo aumenta il pericolo idraulico”. È necessario dissipare l’energia del fiumi laminando le piene, rimuovere dagli alvei piante morte e i grandi alberi che possono incastrarsi sotto i ponti ostacolando il transito delle acque.
Nei giorni successivi a ogni evento alluvionale spunta inevitabilmente la polemica sui corsi d’acqua “non puliti”: molti sono convinti che “dragarli” possa far aumentare la sezione di deflusso del corso d’acqua e migliorare l’efficienza idraulica. A tale riguardo interviene Fabio Luino, Coordinatore Nazionale Area Tematica Rischio Geo – Idrogeologico della Società Italiana di Geologia Ambientale, che spiega perché “asportare i sedimenti aumenti invece i rischi”.
“Asportare i sedimenti, come è stato ampiamente dimostrato da studi scientifici, altera il naturale equilibrio del corso d’acqua, che nel giro di qualche anno tenderà a definire un nuovo profilo di equilibrio aumentando la propria azione erosiva sulle sponde, e determinando la scomparsa del materasso alluvionale presente e il conseguente restringimento dell’alveo stesso. Asportare i sedimenti aumenta il rischio a valle perché accelera e concentra i deflussi (che non sono mai solamente liquidi) e accentua di conseguenza il picco di piena e la sua velocità di trasferimento verso valle” prosegue Luino.
“Inoltre, rende instabile l’equilibrio geomorfologico, generando un effetto domino: le costose opere di contenimento e di mitigazione dell’erosione realizzate lungo le sponde (scogliere, gabbionate, argini ecc...) in molti punti perdono la propria funzionalità, essendo ormai sospese rispetto al corso d’acqua. A monte, oltre all’abbassamento diretto del livello del fondo nella zona di estrazione, l’escavazione modifica il profilo longitudinale, provocando un aumento locale di pendenza che tende a migrare verso monte, creando una erosione regressiva” spiega.
L’esperto sottolinea: “Possiamo affermare che asportare sedimenti dai corsi d’acqua comprometta inevitabilmente la stabilità delle opere longitudinali sulle sponde e anche quelle di attraversamento. In passato sono crollati ponti per escavazione nei pressi delle pile: nel 1966 (dopo pochi anni di estrazione) crollò il ponte di Romito sul Fiume Magra, nel 1993 il ponte della tangenziale di Biella sul Torrente Cervo, fenomeno avvenuto proprio a causa di anomali approfondimenti del fondo alveo, dovuti all’asportazione per decenni di grandi quantitativi di materiale ghiaioso-ciottoloso”.
“Inoltre – prosegue – l’abbassamento dell’alveo condiziona anche l’equilibrio tra acque superficiali e acque sotterranee diminuendo il livello della falda freatica e quindi della captazione delle acque nei pozzi. L’asportazione di inerti comporta anche effetti lungo le aree costiere marine provocando un deficit di trasporto solido che sbilancia il delicato equilibrio tra ingressione marina e ripascimento naturale delle spiagge che determina i dati ormai tristemente noti che vedono le nostre aree costiere marine per lo più soggette ad erosione e arretramento”.
Luino evidenzia che “gli studi che idrogeologi, ingegneri idraulici e civili da decenni conducono sui corsi d’acqua hanno dimostrato che vi sono stati molti danni in tutti i corsi d’acqua ove le ruspe hanno depauperato il letto dei corsi d’acqua da milioni di metri cubi di pietrisco: sottraendo materiale si favorisce un’ulteriore incisione e si accresce il pericolo idraulico”.
“Il problema della gestione degli eventi alluvionali non si risolve facendo scorrere più velocemente l’acqua nei fiumi – conclude – Per mitigare le alluvioni è necessario dissipare l’energia del fiumi laminando le piene, rimuovere dagli alvei piante morte e i grandi alberi che possono incastrarsi sotto i ponti ostacolando il transito delle acque e ricalibrando, in generale, l'assetto idrogeologico predisponendo bacini di contenimento a valle"
Fonti: www.mediovaldarno.it e Ravenna Notizie
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