Analisi degli indici invernali AO e NAO


Affrontiamo quest'oggi gli indici troposferici più importanti che influenzano, con le variazioni delle loro fasi, le condizioni meteorologiche italiane.

L’ Indice AO è un indice troposferico che misura la differenza di pressione tra il Circolo Polare e le medie latitudini. Il clima di tutto l’emisfero settentrionale è condizionato da una ciclica variazione della pressione nota come Arctic Oscillation (AO). Nel nostro emisfero, al di sopra dei 50° di latitudine N, staziona in maniera quasi permanente una profonda depressione, il Vortice Polare, il quale nel semestre freddo, allungandosi verso sud, va anche ad alimentare due distinti centri di bassa pressione : il Ciclone d’Islanda nel Nord Atlantico e il Ciclone delle Aleutine nel Pacifico Settentrionale.

La NAO (North Atlantic Oscillation) è una conseguenza della AO; essa, infatti, descrive le fluttuazioni cicliche (oscillazioni) relative alla differenza di pressione a livello del mare tra l’Islanda e le Azzorre. Attraverso il moto di oscillazione est-ovest della depressione d’Islanda e dell’Anticiclone delle Azzorre, la NAO determina forza e direzione del flusso zonale occidentale e la direzione delle perturbazioni lungo l’Atlantico settentrionale.

Da questo possiamo facilmente intuire che si tratta di variazioni che interessano generalmente il periodo compreso tra ottobre e aprile: infatti, nel periodo estivo e di inizio autunno, le variazioni degli indici AO e NAO sono meno frequenti e soprattutto meno marcate per via del Vortice Polare che risulta fisiologicamente meno esteso. Entrambi gli indici possono assumere valori positivi o valori negativi, influenzando incisivamente, con la loro oscillazione, il quadro meteorologico europeo e quindi anche italiano.

Analizziamo adesso ogni singola situazione:

1) AO+ e NAO+ : Il Vortice Polare tende ad intensificarsi e a divenire più compatto e l’aria sovrastante il Polo Nord tende a raffreddarsi. Un regime di AO+ può produrre, mediamente, un altrettanto regime NAO+ ; infatti, come ben sappiamo, le depressioni nord atlantiche hanno sempre un certo legame con il Vortice Polare, specie in inverno, poichè ne vengono alimentate dall’alto. Un Vortice Polare più intenso e compatto, che resta confinato a latitudini abbastanza elevate, alimenta maggiormente le piovose e fredde depressioni nord atlantiche ed artiche, che tendono ad essere sì numerose e profonde, ma nello stesso tempo risultano anche veloci e costrette a seguire traiettorie a latitudini molto elevate, coinvolgendo in particolare il Nord Europa, in un contesto di spiccata zonalità. Questo è dovuto all’espansione alle medie-basse latitudini europee dell’Anticiclone delle Azzorre che in tali condizioni è più forte e, quindi, anche maggiormente propenso ad espandersi verso levante, allungandosi fino a Francia, Spagna, e Mediterraneo occidentale, Italia inclusa, ed apportando tempo stabile ed anticiclonico. Le piovose perturbazioni nord-atlantiche e le azioni meridiane artiche scivolano così lungo i margini dell’alta pressione che si comporta come un vero e proprio muro: attraversate le Isole Britanniche e successivamente la Scandinavia, dopo aver aggirato i margini più settentrionali dell’Anticiclone delle Azzorre, le perturbazioni ripiegano in genere verso sud-est, terminando il loro ciclo di vita sui Balcani e sull’Egeo.

2) AO – e NAO – : Il Vortice Polare tende ad indebolirsi rispetto al comportamento medio. L’aria sovrastante il Polo guadagna alcuni gradi e questo produce un' estensione, ma anche un indebolimento, del Vortice Polare. Diminuiscono i contrasti termici anche all’interno della Troposfera, con distribuzioni bariche che tendono a divenire più uniformi tra le varie latitudini. La pressione al Polo tende ad aumentare, mentre tende a diminuire alle medie latitudini. Con tale configurazione, le depressioni nord atlantiche e le fredde azioni meridiane artiche vengono alimentate in misura minore e tendono, di conseguenza, ad allungarsi e a propagarsi verso latitudini inferiori, generalmente occupate da campi anticiclonici; questi ultimi, sotto la spinta di tali strutture depressionarie, tendono ad indebolirsi e ad essere confinati a latitudini molto basse. Generalmente accade anche che gli anticicloni, specie quello azzorriano, tendano a posizionarsi su Atlantico e Isole Britanniche con possibili congiunzioni, specie nella stagione invernale, con l’Anticiclone russo-scandinavo; essi, in tal modo, favoriscono ondulazioni e possibili "blocking" atlantici. Con tali situazioni, gran parte dell’Europa, Italia compresa, resterebbe più esposta ad azioni meridiane artiche o, addirittura, a flussi antizonali gelidi nord-orientali. Detto ciò è facile intuire le conseguenze: mentre le alte latitudini avranno un clima generalmente più secco, le medie-basse latitudini e quindi Europa centrale e meridionale, sperimenteranno un clima generalmente più perturbato con frequenti precipitazioni, e un clima anche freddo specie nella stagione invernale.

Ovviamente queste sono linee di tendenza a larga scala che non devono essere carpite come previsioni dettagliate. Per quelle c’è l’analisi dei modelli meteorologici, che hanno un grado di affidabilità elevato se confinato entro le 72 ore, ma che si abbassa man mano che si supera tale range temporale. Le analisi teleconnettive (indici AO e NAO) sono utili  per il lungo termine, in quanto aiutano a dare indicazioni sul possibile posizionamento medio delle figure bariche a larga scala in modo da abbozzare linee di tendenza. Ciò significa che potremo avere anche errori di un certo spessore se si vogliono sapere le condizioni meteorologiche di una determinata e precisa zona dell’Europa per esempio, o peggio ancora, di una determinata località. Per questo tipo di “finezze” non possiamo far altro che affidarci all’analisi dei modelli fisico-matematici meteorologici, non varcando il limite delle 72 ore.

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