Tromba d'aria o Downburst?
Durante ogni stagione estiva i media si sbizzarriscono nel rendere sensazionali le notizie di eventi meteorologici già estremi. Per nostra fortuna in Toscana gli eventi tornadici sono piuttosto rari, anche se non impossibili; i temporali possono tuttavia produrre venti molto intensi e pericolosi anche in assenza di vere e proprie trombe d’aria.
Figura 1: Schematizzazione del fenomeno del Downburst
La quasi totalità delle volte in cui si usa il termine tromba d’aria, lo si usa a sproposito. Spesso il giornalista che si trova ad osservare un fenomeno temporalesco violento in cui improvvisamente non si vede più nulla e si viene investiti da raffiche di vento a volte “esagerate”, è portato a credere di trovarsi di fronte ad un “tornado” quando in realtà è molto probabilmente il fenomeno del Downburst!
In parole semplici, il Downburst è il vento che si forma “davanti” ad un fronte temporalesco che avanza, creato dalla pioggia e dall’aria che con essa scende: più la pioggia scende violentemente, più il vento è forte. Provate a lanciare un sasso in una pozzanghera: se lo lasciate cadere esso schizza, se lo lanciate con violenza lo schizzo è maggiore.
Descrivendo il fenomeno più accuratamente, il Downburst è generato da un forte “Downdraft” ossia una colonna d’aria fredda a piccola scala che scende rapidamente dal cumulonembo accompagnata da forti piogge. Al momento dell’impatto con il suolo la colonna d’aria devia, espandendosi orizzontalmente: in queste condizioni si viene a formare un “vortice” rotante all’interno del quale si sviluppano dei venti di elevata velocità ma soprattutto di direzioni opposte.
Un Downburst è caratterizzato da variazioni improvvise del vento in intensità e direzione (in gergo tecnico “Wind Shear”) sia su linea verticale che orizzontale.
Nella maggior parte dei casi i Downburst sono accompagnati da precipitazioni e sono denominati “Wet Downburst”, in alcuni casi invece non sono accompagnati da precipitazioni e vengono quindi detti “Dry Downburst”; questo secondo tipo si verifica quando le precipitazioni attraversano uno strato di aria secca che fa evaporare la pioggia impedendole di arrivare a terra.
Se la base del cumulonembo si sviluppa ad una quota elevata, molto probabilmente si è in presenza di un’umidità piuttosto bassa e quindi sono probabili precipitazioni scarse e forti Downdraft, con maggior probabilità di formazione di un Dry Downburst. Se invece il cumulonembo si sviluppa ad una quota bassa, probabilmente l’aria è più umida e quindi sono più probabili Wet Downburst.
Il Downburst normalmente è più intenso sul bordo avanzante della stessa cella temporalesca e le raffiche che sviluppa possono causare seri danni alla vegetazione e alle strutture dei centri urbani, a tal punto che spesso possono essere confusi con i danni provocati da una tromba d’aria! Ma il Downburst si differenzia da essa per due motivi fondamentali: si può formare anche in presenza di temporali poco intensi e soprattutto, come abbiamo visto in precedenza, un Downburst produce venti che si muovono in “linea retta” e che non assumono perciò il classico moto rotatorio delle trombe d’aria.
Figura 2: classico esempio di Wet Downburst
Insomma, sono eventi molto violenti ma sarebbe opportuno non confonderli con un fenomeno meteorologico di ben altro tipo.
Grazie a Nicola Bortoletto di MeteoNetwork
Commenti
Posta un commento