16 luglio 2018: temporali a macchia di leopardo, per quale motivo?

Mettiamola a questo modo:

I venti forti provocati ieri sera dal downburst in arrivo dal mare non facevano altro che sollevare di fronte a sé I'aria più calda e umida, come accade sempre anche in casi meno clamorosi, quando è in arrivo aria più fresca e/o asciutta.

L'ondata di vento, nata dal collasso improvviso di un temporale a valle dell'isola di Capraia, si è aperta a ventaglio puntando la costa da Viareggio a Piombino, e qui ha scatenato le raffiche che gli abitanti della zona hanno avvertito.
Ma non è su questi territori che ha piovuto di più; anzi, in molti casi è piovuto davvero poco. Questo perché l'onda correva senza trovare particolari ostacoli; sostituiva cosi in un attimo I'aria afosa che trovava con quella fresca che trasportava, provocando temporali forti ma di breve durata. Le piogge più abbondanti ci sono state invece dove invece l'onda si è infranta, sulle colline o le montagne incontrate nella corsa attraverso le vallate, dalle più ampie alle più strette.

Qui a ridosso dei rilievi, infatti, I'aria calda veniva ammucchiata, sollevata di forza e spinta a generare cumulonembi più alti e corposi degli altri; temporali che poi - a seconda della velocità del vento e delle sue turbolenze - collassavano direttamente sul versante soprawento dei colli oppure venivano spinti oltre le cime, per poi riversare gran parte del loro contenuto di pioggia e grandine sull'altro versante. Il tutto è continuato fino all'Appennino, e anche oltre. Ogni temporale che si formava, collassando soffiava nuovi venti forti verso l'interno e spingeva alla
formazione di altri temporali non appena si parava di fronte il minimo ostacolo e - in ultima analisi -facendo avanzare il fronte freddo della perturbazione a suon di downburst.
Questo è ciò che è successo sulla Toscana centrale.

Per quanto riguarda il sud della Toscana il merito delle piogge più abbondanti va invece soprattutto alle raffiche di Mistral che sono sfociate con forza dalle Bocche di Bonifacio; turbolenze meno massicce rispetto a quelle del downburst descritto sopra, ma che hanno comportato effetti simili grazie al substrato caldo e umido comunque presente.



Analisi a cura di Lorenzo Catania



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