Parentesi geologica: la percezione delle onde sismiche
Spesso, troppo spesso, parliamo frettolosamente
degli eventi sismici senza conoscerne le cause, la natura e quanto altro di
fondamento scientifico. Spesso, troppo spesso, ci affidiamo alle sorti
di qualche testata giornalistica o di qualche noto programma televisivo dando
per veritiera qualsiasi informazione riportata: ed ecco che nascono i vari
complottismi sulla “magnitudo inventata”, sui terremoti indotti dall’uomo, sull’origine
dei terremoti legata al clima, sui cani e sui gatti che prevedono i terremoti ecc....
BALLE
Cosa sia un terremoto a livello fisico penso (e
ripeto penso) che lo sappiate tutti quanti, ma forse è giusto rinfrescarvi la
memoria aggiungendo magari qualche informazione:
L’origine dei terremoti è legata allo
scivolamento di due grosse porzioni di crosta continentale lungo delle superfici di
frattura preesistenti denominate “faglie”. Il forte movimento frizionale di
questi due blocchi di crosta genera una altrettanto forte vibrazione che si
propaga immediatamente a partire dalla zona di rottura, coincidente con quella
di scivolamento principale: il luogo in cui avviene la rottura (ovvero
l’immediato rilascio di energia elastica) si chiama ipocentro, la sua
proiezione verso l’alto prende invece il nome di epicentro.
Fino a qui tutto bene…
Maggiore è la dimensione delle faglie, maggiore
sarà la vibrazione indotta e maggiori saranno I danni e la durata dell’evento
sismico. Esistono due scale per rilevare l’intensità degli eventi sismici: la
prima, denominata scala Mercalli (dal nome dell’italiano che l’ha ideata) si
affida semplicemente ai danni generati dai terremoti e pertanto risulta essere
ad oggi piuttosto approssimativa. La seconda, che si basa sull’oscillazione
prodotta da un sismografo al momento della scossa, è denominata scala Richter
(anche in questo caso è il cognome dell’ideatore) ed è quella più utilizzata
oggi giorno. Sono necessarie almeno 3 stazioni sismiche per avere un’idea
approssimativa sulla localizzazione e sull’intensità dell’evento sismico e
tante stazioni sismiche in più per avere una stima più accurata. Ecco spiegato come
mai il primo dato sull’intensità e sulla localizzazione di un terremoto risulta
essere spesso inesatto e approssimativo, ma sufficiente per dare un’informazione
sull’entità del danno (come avvenuto di recente presso
l’isola di Ischia). È solo per questo motivo che si può passare da un valore
iniziale Ml 6,4 a un valore finale Ml 5,9 nelle ore successive come avvenuto per
il terremoto di Amatrice: quella dell’ “oltre il magnitudo 6 vengono risarciti i
danni” è solamente una bufala!
La prima onda sismica prodotta da un terremoto si
chiama “onda P” o onda di compressione. È quasi impercettibile a livello di
vibrazione del terreno ma può essere captata come forte rumore entrando spesso
nel campo dell’udibile a bassa frequenza (è scambiata spesso per un forte boato
legato alla fratturazione della roccia). Se queste frequenze sono ancora più
basse abbiamo a che fare con onde sonore non udibili dal nostro apparato, ma
per alcuni animali come ad esempio i cani e i gatti tale nozione è possibile: è
per questo motivo che spesso li vediamo scappare! Dunque i cani non sono
dei veggenti, sono solo cani con organi da cani (sembra un riferimento
offensivo, ma non lo è).
A seguire arrivano le “onde S” o onde di taglio.
Esse sono onde sismiche non trasmissibili all’interno di un liquido e per
questo motivo vengono spesso utilizzate per la ricerca dei liquidi sotterranei,
come il petrolio. Le ultime onde che giungono in superficie, infine, sono
appunto le onde superficiali (R+L): quest’ultime rappresentano la maggior parte
delle vibrazioni distruttive riscontrabili in superficie considerando che
mantengono la massima intensità proprio nell’interfaccia suolo-aria. Se durante
un terremoto riscontriamo dei danni anche con le onde precedenti (e se sono quelle
precedenti ovviamente non possiamo saperlo) abbiamo a che fare con un terremoto
particolarmente distruttivo: le prime oscillazioni saranno in tal caso solo un
terribile antipasto…
Non esistono dunque particolari segreti
rispetto ai terremoti: non esiste trivella tale da poter muovere milioni e
milioni di metri cubi di roccia così come non esiste calore atmosferico capace di “fondere”
centinaia di metri cubi di costa. Essere italiani significa dover convivere coi
terremoti e in parte purtroppo anche doverli prendere con la dovuta simpatia,
quando ovviamente abbiamo a che fare con scosse lievi. La nostra storia
geologica ci racconta come l’Italia sia il frutto di un’opera naturale e
geologica meravigliosa, fra subduzioni vulcaniche, convergenze e divergenze
sismiche varie. Tutto questo fa parte di una realtà geologica che durerà ancora
per milioni e milioni di anni e che noi comuni mortali non avremo modo di
apprezzare…
Daniel
Gialdini
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